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Contributi start up 2021: tutto ciò che c’è da sapere

Contributi start up 2021: quali sono gli strumenti di finanziamento a disposizione delle imprese del settore delle nuove tecnologie? Esaminiamo brevemente i contributi che spettano alle start up per il 2021.

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Le start up sono imprese impiegate nel settore delle nuove tecnologie. In particolare, si tratta di sono società di capitali che hanno come oggetto sociale lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico. Secondo quanto asserito dal legislatore all’art. 25 D.L. 179/2012 sono:

una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano oppure Società Europea. Società le cui azioni o quote non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione. Società che ha come  oggetto sociale lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico”

Oltre alle facilitazione in termini burocratici nella costituzione di una start up, uno dei vantaggi principali che da esse derivano è quello di poter ottenere una serie di contributi per finanziare l’attività imprenditoriale. Numerose sono state in tal senso le novità introdotte in tempi di covid.

La legge di conversione del DecretoSostegni ha introdotto il contributo a fondo perduto 2021 per le start up. Tuttavia, non è stato ancora comunicato quando sarà operativo. Le partite IVA nate nel 2018 che non hanno subito un calo di fatturato aspettano ancora indicazioni per quanto riguarda gli aiuti Covid. Infatti, il Decreto attuativo è pronto, ma non è ancora arrivato in Gazzetta Ufficiale. L’Agenzia delle Entrate dovrà definire tempi e modalità per presentare domanda di accesso alle risorse.

Vediamo, dunque, insieme alcuni principali contributi per le start up 2021.


Cos’è una start up?

Le start-up innovative sono imprese di nuova generazione, le quali hanno investito sulle alte tecnologie. Queste sono sorte con il precipuo scopo di offrire uno strumento duttile alle realtà imprenditoriali che intendono trovare la propria dimensione sul mercato italiano.

Le start-up innovative sono delle società di capitali, costituite anche in forma cooperativa, che abbiano residenza in Italia o in un Paese europeo, ma comunque con una sede produttiva in Italia. Inoltre, devono possedere determinati requisiti. Sono, in genere, imprese giovani, che si affacciano al modo dell’imprenditoria. Queste sono prevalentemente orientate alla fondazione di attività economiche e commerciali legate al mondo di internet, dell’artigianato e manifattura, dell’industria, del sociale.

Per comprendere a fondo tutta la disciplina relativa all’argomento si può fare direttamente riferimento alle norme e ai canali del Registro delle Imprese, i quali forniscono informazioni molto dettagliate e specifiche sull’argomento.

Come e perché costituire una start up

La costituzione di una start up è assai semplice. Le ragioni principali per ricorrere a questo strumento risiedono proprio sulle modalità con la quale un’impresa di questo tipo può sorgere. Non solo avrai a disposizione molte agevolazioni, ma non dovrai neanche adempiere ad onere burocratici, talvolta, disincentivanti. Il soggetto interessato deve essere in possesso di tutte le caratteristiche richieste per poter accedere a questa particolare forma societaria. Tra questi rientrano:

  • l’oggetto sociale deve essere finalizzato allo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico;
  • svolgere attività d’impresa da non più di 60 mesi;
  • Il valore totale della produzione annua non deve essere superiore a 5 milioni di euro;
  • non deve distribuire, o aver distribuito, utili;
  • non è stata costituita da fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo di azienda.

Vediamo quali sono i passaggi da seguire:

  • devi essere in possesso di tutte le caratteristiche richieste per poter accedere a questa particolare forma societaria.
  • successivamente devi costituire la società di capitali vera e propria;
  • dopo la costituzione, devi dichiarare l’inizio dell’attività e, infine, richiedere l’iscrizione nella sezione speciale del Registro delle Imprese tramite l’apposita domanda.

Contributi alle start up per il 2021

Oltre alle facilitazione in termini burocratici nella costituzione di una start up, uno dei vantaggi principali che da esse derivano è quello di poter ottenere una serie di contributi per finanziare l’attività imprenditoriale. Numerose sono state in tal senso le novità introdotte in tempi di covid.

Prima con il DL Rilancio, poi con il DL Sostegni sono state stanziate ingenti somme da erogare alle start up innovative per far fronte al periodo di crisi successiva all’emergenza sanitaria.

Contributi a fondo perduto DL Sostegni

Il Dl sostegni, autorizzato il 21 maggio scorso, ha introdotto la possibilità di accedere ad contributi per le start up, costituenti incentivi a fondo perduto. Tuttavia, la previsione normativa, che nel frattempo ha subito ritocchi, non è ancora entrate in vigore. Il DL n. 41/2021, che aveva ampliato la platea di beneficiari degli aiuti, aumentata di circa 370mila unità, ha infatti previsto nuovi canali di accesso. 

A tal proposito ricordiamo che l’articolo 1 ter aggiunto in sede di conversione in legge ha previsto la facoltà di accedere al contributo fino a 1.000 euro, per i soggetti in possesso dei seguenti requisiti:

  • essere soggetti titolari di reddito d’impresa che hanno attivato la partita IVA dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2018;
  • l’attività di impresa, come da registro delle imprese tenuto presso la Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, deve risultare iniziata nel corso del 2019;
  • non avere diritto al contributo a fondo perduto standard in quanto non risulta un calo dell’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi almeno pari al 30% nel confronto tra 2019 e 2020;
  • aver avuto ricavi o compensi non superiori a 10 milioni di euro nell’anno 2019.

Domanda e modalità di erogazione

Come abbiamo precisato, il contributo non è ancora attivo, in quanto si attende ancora il decreto attuativo di competenza del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Tuttavia, l’Agenzia delle entrate sembra aver effettuato alcuni importanti chiarimenti, che ci consentono di dire che ormai il provvedimento è prossimo.

L’amministrazione finanziaria ha preannunciato, dunque, uno sblocco delle risorse, facendo anche alcune anticipazioni sulle modalità attuative:

Per ottenere il contributo a fondo perduto di cui all’articolo 1 e ai fini del rispetto del limite di spesa di 20 milioni di euro di cui all’articolo 1-ter, comma 3, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, i soggetti interessati presentano un’istanza all’Agenzia delle entrate secondo le modalità definite con provvedimento del direttore della medesima Agenzia, da emanarsi entro 60 giorni dalla pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

Smart money: di cosa si tratta?

Tra gli strumenti a disposizione delle start up non possiamo non citare il c.d. Smart money. Quest’ultimo è un bando per ottenere  un contributo a fondo perduto per sostenere l’acquisto dei servizi forniti da una serie di enti abilitati. Fra gli enti abilitati, sia pubblici che privati, vi sono:

  • acceleratori;
  • incubatori;
  • innovation hub;
  • organismi di ricerca.

Il fondo smart money è uno strumento di sostegno alle nuove imprese che, dunque, saranno incentivate mediante contributi a fondo perduto, purché siano vicini alla fase di individuazione del proprio mercato. Questa è una fase di test, durante la quale si procede allo sviluppo di un prototipo. In tal contesto, in genere, si realizza un servizio per misurare il gradimento di potenziali investitori o clienti. Potrebbe anche essere posta in essere una prima sperimentazione di un prodotto da lanciare sul mercato.

L’incentivo consiste in un  importo massimo di 10.000 euro che può coprire fino all’80% delle spese ammissibili. Possono beneficiarne, tuttavia, solo alcune imprese che svolgano specifiche attività:

  • Abbiano una soluzione innovativa da proporre sul mercato, con un modello di business scalabile, da sviluppare nei dettagli operativi in una fase successiva
  • Valore delle competenze tecnologiche e manageriali all’interno dell’impresa, attraverso i soci e/o il team proposto, o con professionalità da reperire sul mercato
  • siano nella fase di individuazione del mercato o siano vicini alla fase di test di mercato, con lo sviluppo di un prototipo (Minimum Viable Product) o con la prima sperimentazione del prodotto o servizio per misurare il gradimento dei potenziali clienti e/o investitori.

Le domande di partecipazione al bando devono essere presentate entro il 31 dicembre 2021.

Il fondo del Dl Rilancio

Piuttosto interessante è anche il contributo per le start up e le PMI previsto dal DL Rilancio. Infatti, con decreto attuativo di cui all’art. 38 comma 3 del Decreto Legislativo Rilancio del 1.10.2020, il Ministro dello Sviluppo Economico ha erogato una quantità di risorse pari a 20 milioni di euro.

Si tratta di un fondo di investimento immobiliare gestito da Capital Venture, quindi da investitori professionisti. Il sistema delineato, anche se introdotto per far fronte all’emergenza conseguente la pandemia, si connota per una certa innovatività, che fa ben presagire un futuro reimpiego del sistema delineato dal legislatore d’emergenza.

Possono accedervi le imprese che:

  • hanno sede legale in Italia con svolgimento concreto di attività di sviluppo nel territorio italiano;
  • con concrete e oggettive potenzialità di sviluppo, da valutarsi in base ad indicatori predeterminati come: 1) crescita dei ricavi o degli utilizzatori dei servizi nei 12 mesi antecedenti l’investimento del Fondo; 2) brevetti depositati con potenzialità di sfruttamento industriale e in fase di ricerca e sviluppo; 3) l’esistenza di un sostenibile e già approvato piano industriale triennale; 4) firma di contratti o partnership strategiche;
  • non siano soggette a procedimenti di accertamento ancora aperti;
  • siano dotati di piani e programmi volti alla gestione del rischio in conformità alle norme antiriciclaggio e di prevenzione di finanziamento del terrorismo.

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