La fisioterapia è una branca della medicina, che assolve ad una funzione preventiva. In particolare, essa si occupa di prevenire o curare problemi legati all’apparato muscolo-scheletrico, neurologico o viscerale. Non di rado accade, dunque, che sia necessario ricorrere al fisioterapista.

Proprio per tale ragione che tale figura professionale è divenuta particolarmente importante per la cura del nostro benessere. Infatti, proprio negli ultimi anni, sono aumentati i corsi di perfezionamento e specializzazione, nonché master volti a garantire una maggiore formazione del fisioterapista.

Prima di procedere a indicare come si apre una partita IVA per fisioterapisti, vediamo qual è il percorso di studi da seguire. Per diventare un fisioterapista abilitato all’esercizio della professione è indispensabile conseguire il diploma di laurea triennale in Fisioterapia (Classe L/SNT2).

L’accesso al corso di studio, organizzato dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia, è a numero programmato. Ciò implica che, per essere ammessi, è necessario superare un test d’ingresso.

Dopo aver conseguito la laurea, che ha carattere abilitante, potrai procedere ad iniziare la professione. A tal fine sarà necessario aprire una partita IVA come fisioterapista. Tale pratica, particolarmente semplice, è necessaria laddove tu non sia un dipendente, ma decide di svolgere l’attività quale lavoratore autonomo.

Vediamo insieme cosa fare per aprire una partita IVA come fisioterapista.


Come diventare fisioterapista?

Il fisioterapista è una figura professionale divenuta piuttosto comune negli ultimi anni, anche con l’introduzione di nuovi e sempre più specializzati percorsi di formazione.

La fisioterapia è una branca della medicina, che assolve ad una funzione anche preventiva. In particolare, essa si occupa di prevenire o curare problemi legati all’apparato muscolo-scheletrico, neurologico o viscerale. Tuttavia, è poco frequente che lo stesso fisioterapista nella sua carriera si occupi di entrambi gli aspetti, neurologici e muscolare. Quindi il paziente dovrà individuare quali sono le sue esigenze, anche con il contributo di uno specialista, e rivolgersi ad un fisioterapista il quale sia specializzato nel tipo di patologia che lo interessa.

Ciò non toglie, che ciascun specialista deve avere un adeguato grado di conoscenze in entrambi i settori, che potrebbero ragionevolmente entrare in contatto, con riferimento ad alcune patologie.

Spesso i medici si riferiscono alla fisioterapia con il termine fisiokinesiterapia o con l’abbreviazione fkt. La fisiokinesiterapia è volta, nello specifico, alla riabilitazione motoria. Lo stesso termine fisiokinesiterapia ha carattere fortemente descrittivo, esso sta per terapia naturale con il  movimento.

Cosa cura il fisioterapista?

La funzione principale del fisioterapista è sia quello di prevenire che quello di curare delle difficoltà motorie, presentatesi in seguito ad un trauma oppure dovuti ad altre cause: fisiologiche e posturali.

Egli, dunque, è sovente chiamato a svolgere un lavoro di prevenzione, laddove individui delle abitudini scorrette, spesso posturali, che in futuro potrebbero diventare patologiche e che possono essere adeguatamente corrette con il suo intervento. Negli atleti invece la prevenzione consiste nell’allenamento e nel rinforzo muscolare mirato per prevenire gli infortuni.

Ovviamente, l’intervento del fisioterapista non è esclusivamente preventivo, talvolta purtroppo è tenuto a porre rimedio all’insorgenza di patologie già conclamate. Non di rado a seguito di un evento traumatico siamo tenuti a rivolgerci alle cure del presente professionista, al fin di superare un dolore acuto o prolungato nel tempo, quindi dopo il manifestarsi della patologia.

Ricordiamo a tal proposito come alcune patologie sono molto comuni, anche tra i giovani. Il dolore muscolo-scheletrico, ad esempio, affligge il 91% degli italiani, con circa 4 persone su 10 che ne soffrono settimanalmente.

Quando rivolgersi al fisioterapista?

Come abbiamo accennato nel precedente paragrafo, i campi di intervento del fisioterapista si dividono in due categorie, quella neurologica e quella muscolare.

Nel primo caso, il fisioterapista segue i pazienti che hanno problemi di mobilità legati al sistema nervoso. In genere quindi, pazienti che hanno avuto un ictus o un aneurisma cerebrale.  Mentre nel secondo, pazienti che hanno dolori cronici riconducibili a:

  • Mal di schiena o lombalgia;
  • Sciatalgia o lombosciatalgia;
  • Cervicalgia;
  • Cervicobrachialgia;
  • Ernia del disco;
  • Colpo di frusta;
  • Lombalgia acuta o “colpo della strega”;
  • Fratture ossee;
  • Contusioni, distorsioni o lussazioni;
  • Infiammazioni articolari;
  • Riabilitazione post-intervento;
  • Riabilitazione dopo impianto di protesi;
  • Difetti di postura;
  • Scoliosi, dorso curvo, iperlordosi;
  • Traumi muscolari: strappi muscolari, lesioni o contratture;
  • Lesioni parziali o totali dei tendini;
  • Lesioni dei legamenti;
  • Sindrome del tunnel carpale;
  • Artrosi;
  • Artriti;
  • Tendiniti;
  • Epicondiliti;
  • Rinforzo muscolare.

Quale percorso seguire per diventare fisioterapisti?

Prima di procedere a indicare come si apre una partita IVA per fisioterapisti, vediamo qual è il percorso di studi da seguire. Per diventare un fisioterapista abilitato all’esercizio della professione è indispensabile conseguire il diploma di laurea triennale in Fisioterapia (Classe L/SNT2).

L’accesso al corso di studio, organizzato dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia, è a numero programmato. Ciò implica che, per essere ammessi, è necessario superare un test d’ingresso.

Le prove vengono predisposte dal Ministero dell’Istruzione, che annualmente prevede la procedura di accesso, in collaborazione con le università. Per svolgere la prova dovrai presentare domanda secondo le modalità espressamente previste dal bando per l’accesso alle Professioni sanitarie.

Durante i tre anni di formazione universitaria gli, oltre a frequentare le lezioni teoriche, sono tenuti a seguire un percorso di tirocinio fondamentale per acquisire sul campo le abilità e le competenze professionali proprie di questo operatore sanitario. Questa tipologia di attività formativa professionalizzante, il cui scopo è formare professionisti capaci di gestire autonomamente i programmi di riabilitazione, si svolge presso strutture convenzionate con le Università.

La prova finale della laurea triennale in Fisioterapia ha valore di esame di stato abilitante all’esercizio professionale. 

Concluso il presente periodo di formazione, il futuro fisioterapista potrà ulteriormente specializzarsi. Potrai, dunque, accedere ai corsi di laurea magistrale Scienze Riabilitative delle Professioni Sanitarie (Classe LM/SNT2) oppure può iscriversi ai master e a corsi di perfezionamento.

Come si apre la partita IVA come fisioterapista?

L’apertura della Partita IVA come fisioterapista è un’operazione molto più semplice di quanto si possa credere. Essa, inoltre, è assolutamente gratuita, salvo la parcella di eventuali professionisti a cui si intenda chiedere consiglio.

Per richiederla dovrai recarti presso l’ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate o scaricare da internet un modulo, il modello AA9/12.

All’interno di questo modulo dovrai inserire una serie di dati, tra cui:

  • dati anagrafici e fiscali;
  • indirizzo della sede della tua attività;
  • il codice Ateco inerente al tuo tipo di attività (per il fisioterapista 86.90.21);
  • il regime fiscale che intendi adottare.

Dovrai presentare il modello in questione debitamente compilato di persona entro 30 giorni dall’avvio dell’attività, tramite:

  • raccomandata A/R
  • in via telematica.

Regime fiscale partita IVA come fisioterapista

Con la presentazione del modello, non solo si procede all’apertura della partita IVA come fisioterapista, ma viene anche selezionato il regime fiscale da applicare. Ci teniamo a ricordare che laddove il reddito non superi i 65.000 euro annui, è possibile accedere al regime forfettario.

L’apertura della partita IVA implica anche la scelta del regime fiscale che meglio si potrebbe conformare alle tue esigenze. Il regime fiscale più conveniente è sicuramente quello forfettario. Il Regime Forfettario è un regime fiscale “agevolato”, che prevede una tassazione  forfettaria, con aliquota fissa al 15% (ridotta al 5% per i primi cinque anni dall’apertura, ma solo per le start-up che possiedono i requisiti). 

Il reddito viene determinato esclusivamente in base al criterio di cassa. Ovvero sulla base dei ricavi o compensi percepiti nel periodo di imposta. A questo reddito è applicato un coefficiente di redditività, che tiene conto delle spese applicate in modo forfettario. Al reddito imponibile così determinato è applicata un imposta sostitutiva del 5% (per i primi cinque anni), che poi a regime passa al 15%. Il pagamento delle imposte avviene con la dichiarazione dei redditi.

Vantaggi fiscali in caso di adozione del regime forfettario

Oltre i vantaggi che abbiamo indicato nel precedente paragrafo, il regime forfettario, scelto in sede di apertura di partita IVA per fisioterapisti, sono molteplici, anche per quanto concerne eventuali operazioni applicative. In specie, ricordiamo la procedura semplificata in tema di gestione e contabilità. Invero, a differenza degli altri regimi fiscali, con il forfettario non dovrai preoccuparti di oneri e procedure burocratiche come:

  • studi di settore;
  • pagamento IRAP;
  • pagamento delle imposte comunali e regionali;
  • dichiarazioni trimestrali IVA.

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