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Cassa integrazione autonomi: come funziona?

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Pubblicata da pochi giorni sulla Gazzetta ufficiale, la Legge di Bilancio 2021, oltre a rinnova per 12 settimane la Cassa integrazione Covid, ha introdotto un’importante novità: la cassa integrazione autonomi.

La manovra di Bilancio, conclusasi con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della Legge n. 178 del 2020, ha introdotto rilevanti novità in tema di lavoro e, in particolare, con riferimento alla cassa integrazione.

La normativa, infatti, ha previsto ulteriori 12 settimane di Cassa integrazione, che nel caso della Cig in deroga devono essere fruite tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2021, e non entro il 31 marzo come la Cig ordinaria. Tuttavia, forse, una delle previsioni più interessanti in tema è la cassa integrazione per i lavoratori autonomi, volta proprio a far fronte alle pressanti richieste di supporto da parte di una delle frange del settore lavoro maggiormente colpita in questo momento di crisi sanitaria.

Vediamo in cosa consiste.

Cassa Integrazione lavoratori autonomi

Cos’è la cassa integrazione per i lavoratori

Introdotta in via sperimentale per il triennio 2021-2023, l’ammortizzatore sociale per le partite Iva si chiamerà Iscro, ossia Indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa. A differenza del suo corrispondente per i lavoratori dipendenti, essa, almeno per ora, opererà solo con riferimento ad alcune categoria di autonomi, ossia i lavoratori con gestione separata dell’Inps. Tuttavia, l’eventuale estensione potrebbe non essere poi così lontana. La stessa ministra del Lavoro Nunzia Catalfo ha già annunciato la sua intenzione di estenderlo presto anche ai professionisti degli ordini, andando, in tal modo, a compendiare una carenza di tutela e ammortizzatori nel settore lavoro, soprattutto rispetto ad alcune frange che hanno particolarmente risentito della crisi economica conseguente l’emergenza sanitaria.

Ricordiamo, invero, che nonostante tale misura sia ancora soggetta a forti limitazioni, la Legge di bilancio 2021 ha introdotto fondo da 1 miliardo di euro nel 2021 per l’esonero dai contributi previdenziali dovuti dai lavoratori autonomi e dai professionisti.

Si potrà accedere alle decurtazioni se:

  • Si è percepito un reddito inferiore ai 50 mila euro,
  • Registrato un calo di fatturato nel 2020 superiore al 33% dell’anno precedente.

A tali condizioni, tutti i professionisti, compresi quelli iscritti agli ordini andranno soggetti all’esonero dei contributi previdenziali.

Chi potrà accedere alla cassa integrazione autonomi?

La presente misura è stata introdotta proprio allo scopo di favorire quella parte dei lavoratori che, in quanto, autonomi non possono accedere alla cassa integrazione ordinaria, a differenza dei lavoratori dipendenti. Tuttavia, soprattutto in questa delicata fase per il nostro Paese, ha inciso sensibilmente sull’economia di molti lavoratori, che hanno potuto beneficiare del presente sistema di ammortizzatori sociali. Proprio al fine di eliminare tale disparità è stato previsto questo nuovo sistema, al quale anche gli autonomi, invero, potranno accedere.

Vediamo quali sono i requisiti per l’accesso a questo sistema di incentivo:

  • non essere titolari di trattamento pensionistico diretto;
  • non essere assicurati presso altre forme previdenziali obbligatorie;
  • inoltre, non devono beneficiare del reddito di cittadinanza;
  • aver prodotto un reddito da lavoro autonomo nell’anno precedente a quello in cui si presenta la domanda inferiore al 50 % della media dei redditi da lavoro autonomo conseguiti nei tre anni precedenti a quello di inoltro della domanda;
  • aver dichiarato, nell’anno che precede quello di presentazione della domanda, un reddito non superiore a 8.145,00 euro, rivalutato annualmente in base alla variazione dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati rispetto all’anno precedente;essere in regola con il pagamento dei contributi previdenziali;
  • avere la partita IVA attiva da almeno 4 anni, nel momento in cui presentano la domanda per l’attività che ha legittimato l’iscrizione alla gestione separata.

I requisiti in questione, dovranno esser posseduti dal candidato alla cassa integrazione autonomi al momento in cui la stessa verrà erogata.

Presentazione della domanda per la cassa integrazione autonomi

Ora che abbiamo individuato i requisiti per l’accesso alla cassa integrazione autonomi, veniamo ora a individuare le modalità per la presentazione della domanda.

La domanda per la richiesta di accesso ala cassa integrazione autonomi deve essere presentata all’INPS direttamente dal lavoratore in modalità telematica entro il 31 ottobre di ciascun anno: 2021, 2022 e 2023.

Nella domanda il lavoratore autonomo deve auto-certificare i requisiti richiesti, in particolare per quanto riguarda i redditi prodotti per nell’anno precedente che occorre ai fini della procedura.

A questo punto sarà onere dell’INPS di comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati identificativi dei soggetti che hanno inoltrato la domanda. Tramite l’Agenzia si procederà alla verifica del possesso dei requisiti richiesti dalla legge. In seguito la stessa provvederà a comunicare all’INPS l’esito dei controlli. Le modalità saranno individuate attraverso accordi di cooperazione raggiunti tra di loro.

Entità e caratteristiche della cassa integrazione autonomi

Al lavoratore autonomo in possesso di tutti i requisiti richiesti dalla legge viene riconosciuta un’indennità pari al 25%, su base semestrale, dell’ultimo reddito certificato dall’Agenzia delle Entrate. Questo verrà valutato a decorrere dal primo giorno successivo alla presentazione dell’istanza di accesso alla procedura sul portale dell’INPS.

L’indennità viene erogata per 6 mesi e non comporta l’accredito della contribuzione figurativa. In ogni caso la cassa integrazione autonomi non può superare il limite di 800 euro al mese, e non potrà superare il limite inferiore di 250 euro mensili.

Questi limiti di importo comunque sono soggetti a periodica rivalutazione in base all’indice ISTAT, calcolato annualmente in base all’aumento dei prezzi di consumo.

L’indennità per gli autonomi viene meno nel momento in cui il lavoratore autonomo chiude l’attività e cessa la partita Iva.

Inoltre, la prestazione non potrà essere richiesta dal lavoratore più di una volta nel corso del triennio.

L’attivazione e la perdurante erogazione dell’indennità presuppone anche una condotta attiva del richiedente. Questo, infatti, è tenuto a partecipare a corsi di formazione e aggiornamento professionale.

Le modalità di realizzazione dei percorsi di formazione verranno puntualmente individuati dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali. A tal proposito, entro 60 gg dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, dovrà esser adottato un nuovo decreto, con il quale verrano individuati i criteri e le modalità necessari per la definizione di percorsi di aggiornamento professionale e di finanziamento degli stessi.

La partecipazione effettiva dei lavoratori all’attività formative verrà in concreto monitorata dall’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro.

Considerazioni sulla cassa integrazione per i lavoratori autonomi

Sicuramente è da cogliere con favore un’agevolazione o meglio una forma di assistenza per sostenere i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata INPS, in caso di crisi. Tuttavia, le possibilità di ottenere questa forma di indennità appaiono di non facile riscontro concreto. L’agevolazione, infatti, ha come limite più grande quello di prevedere un limite massimo di fatturato annuo al di sopra del quale l’indennità non può essere fruita. Si tratta di un limite piuttosto basso, ovvero, 8.145 euro.

Questo significa, ad esempio, che se un lavoratore autonomo si trova in difficoltà, e si trova a non ricevere incarichi, ad esempio a metà anno, se ha superato la soglia minima di fatturato, non potrà fruire dell’indennità, anche se si trova in una situazione di difficoltà. Ancora una volta sembra di trovarsi di fronte ad ipotesi di indennità di difficile applicazione pratica, che fungono più da “slogan” politici che da aiuto concreto per le moltissime partite Iva attive in Italia, che in questo momento avrebbero sicuramente bisogno di essere sostenute.

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