Lo strumento, sebbene introduce una semplificazione per il conseguimento di sussidi per le famiglie, composte da uno o più figli. L’intento era quello di eliminare molti diversi strumenti, come il bonus bebè o l’Anf, e sostituirlo con un unico incentivo. L’assegno unico per i figli è un strumento con il quale si eroga mensilmente una somma, che verrà corrisposta a tutte le famiglie con figli, indipendentemente dalla tipologia di lavoro svolta dai genitori, anche ove esso risulti disoccupato.

Per maggiori informazioni sull’Assegno unico per i figli: “Assegno unico per i figli 2022: come funziona?”

Recentemente, è stata, tuttavia, condotta una simulazione per constare quale effetti produrrà l’entrata in vigore di predetto istituto a partire dal marzo 2022.

Invero, i risultati sono apparsi allarmanti, dopo che si è constatato che alcune fasce di reddito potrebbero, perfino, perdere parte degli incentivi, ad oggi conseguito.

Vediamo come sono state condotte le simulazioni.

Assegno unico per i figli: di cosa si tratta

Come recentemente convenuto, l’assegno unico entrerà in vigore a partire da marzo 2022.

L’assegno unico per i figli è un sussidio che erogata mensilmente, che verrà corrisposta a tutte le famiglie con figli, indipendentemente dalla tipologia di lavoro svolta dai genitori, anche ove esso risulti disoccupato.

La misure sostituisce una serie di sussidi che sono ad oggi erogati a sostegno delle famiglie, per facilitare sia l’accesso che l’erogazione da parte dell’INPS.

Tuttavia, la fattispecie non è ancora in vigore. Le famiglie dovranno ancora attendere per beneficiare dell’assegno unico per i figli, infatti  l’erogazione è stata recentemente posticipata da gennaio a marzo 2022.

Questa forma di sostegno economico che verrà garantito a tutte le famiglie con figli.

Per quanto riguarda l’importo per ciascuna mensilità, varia da 50 a 180 euro per tutte le famiglie che hanno un ISEE, che rappresenta la situazione reddituale, inferiore a 15.000 euro annui.

Le domande potranno essere presentate a partire dal 1° gennaio 2022.

Requisiti

L’assegno unico per i figli appartiene alle misure introdotte a sostegno delle famiglie, compreso nel c.d. Family act.

Il legislatore ha introdotto l’istituto che andrà a sostituire alcuni sussidi già previsti dal legislatore, in particolare ha sostituito l’Anf (Assegno al nucleo familiare). In attesa dell’introduzione, invece, della nuova misura è prevista l’erogazione di un sussidio temporaneo.

Per quanto attiene ai requisiti, le famiglie potranno accedere all’incentivo ove siano:

  • cittadini italiani o di uno Stato membro dell’Unione europea, o suo familiare, titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero essere cittadino di uno Stato non appartenente all’Unione europea in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o del permesso di soggiorno per motivi di lavoro o di ricerca di durata almeno annuale;
  • soggetti al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia;
  • residenti e domiciliato con i figli a carico in Italia per la durata del beneficio;
  • essere stati o essere residenti in Italia per almeno due anni, anche non continuativi, ovvero essere titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di durata almeno biennale.

Assegno Unico per i figli: chi ci guadagna e chi ci rimette?

L’assegno unico per i figli potrebbe, tuttavia, non produrre effetti favorevoli per tutti i beneficiari. A tal proposito, recentemente  l’Ufficio studi della Uila-Uil ha realizzato una simulazione su 4 casi studio mostrando che nella totalità dei casi, l’introduzione dell’Assegno unico universale potrebbe produrre dei tagli rilevanti in busta-paga.

Tale sussidio, dunque, non è risultato una adeguata soluzione per tutte le famiglie, stando ai risultati di predetta simulazione, che consta di quattro esperimenti.

Secondo l’esame effettuato, infatti, la riforma comporterebbe una significativa riduzione delle somme concesse a determinati soggetti. Infatti, secondo l’esito della simulazione effettuata, alcune famiglie perderebbero tra i 41 ed i 134 euro al mese

A ciò si aggiunge l’ulteriore effetto negativo prodotto dalla caducazione di altri sussidi, come ad esempio il “bonus bebè”.

Prima simulazione

La  prima simulazione effettuata ha avuto ad oggetto le famiglie monoreddito.

In particolare, si assumeva che il nucleo familiare avesse un reddito derivante essenzialmente dal lavoro di un bracciante agricolo (15mila euro ed Isee di 2439 euro).

Inoltre, la famiglia tipo considerata era priva di qualsiasi proprietà immobiliare.

Il nucleo, inoltre, era composto dal coniuge e da due figli minori.

All’esito della simulazione, in considerazione delle caratteristiche in questione, la sostituzione dei precedenti incentivi con l’assegno, comportava una perdita di 134 euro al mese per il portafogli familiari.

Seconda simulazione

Una diversa simulazione, invece, ha preso in considerazione una famiglia, sempre monoreddito:

  • non proprietaria di immobili;
  • con due figli minori;
  • reddito complessivo è di 25mila euro con un Isee di 6504 euro.

In tal caso la perdita stimata, conseguente all’Assegno unico universale, sarebbe di circa 54 euro.

Terza simulazione

Nel caso della terza simulazione, invece, si è tenuto conto di:

  • una famiglia con due redditi
  • per un complessivo di 37 mila euro annuali
  • Isee di 15mila euro.

In questo caso, la perdita si attesta sui 41 euro circa.

Quarta simulazione

Con la quarta simulazione è stata presa ad esempio una famiglia con:

  • reddito di 50 mila euro,
  • casa di proprietà
  • Isee di 15504 euro.

In tal caso, la perdita equivale ad una somma pari a 106 euro al mese.

Conclusioni Uila-Uil

Stefano Mantegazza, segretario generale UILA-Uil, ha reso alcune interessanti considerazioni sull’esito delle predette simulazioni, concernenti l’assegno unico per i figli. Ha sostenuto:

“È apprezzabile la scelta del governo di ampliare a tutte le famiglie con figli a carico gli assegni familiari con una dote aggiuntiva di 6 miliardi ma questo deve avvenire senza mettere le mani in tasca a una parte dei lavoratori dipendenti, perché nessuno da questa riforma deve rimetterci un euro. La certezza che alcune fasce di reddito saranno escluse e altre riceveranno comunque un importo inferiore – osserva Mantegazza – non è solo nostra. Nei giorni scorsi altri centri studi e associazioni sono arrivati alle stesse conclusioni: ci vogliono più risorse”

Dunque, il segretario generale ha posto in evidenza l’esito contraddittorio che determinerebbe l’introduzione di tale strumento, nella sua attuale struttura.

Proprio per tale ragione, che invita il legislatore a modificare la disciplina dello strumento in questione, al fine di consentire l’eliminazione delle incongruenze che la stessa verrebbe a determinare.

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